martedì 29 aprile 2008

26. ASTRONAVI E DISCHI VOLANTI 2



- Qui Comandante Trippolo a Torre di Canneto... 
- Vieni avanti, Comandante Trippolo...
- ...ricognitore "Paper" in missione di ronda anti-anatra nei cieli del Canneto chiede autorizzazione al decollo...
- Autorizzazione concessa, Comandante... decollate pure....

* * * * * *

- Qui Comandante Trippolo a Torre di Canneto...
- Qui Torre di Canneto, vieni avanti Comandante...
- Disco volante "Fata del Lago" chiede autorizzazione al decollo per un giro di divertimento paperile nei cieli del Canneto...
- Autorizzazione concessa, "Fata del Lago"... quali sono i vostri passeggeri?
- Io, Comandante Trippolo; mia moglie Trippola; Bombolo e il dott. Contolo Soldini...
- Il Vice-Comandante Brioscino non è con voi?
- No, Torre di Canneto: sta mangiando nella scatola del biscotti...

martedì 22 aprile 2008

25. NUOVO CINEMA PAPERINO - BRIOSCINO MI RACCONTA UNA PUNTATA DEL COMMISSARIO QUACK (IL SUO TELEFILM PREFERITO)


Nella foto Paper:
Comandino il Saggio inaugura il Nuovo Cinema Paperino

Per festeggiare l'imminente compleanno di Pìccionlo, che è poi anche l'anniversario di fondazione ufficiale del Canneto, mi sono consultato a lungo con la Fata del Lago: non è difficile parlarle, basta andare in riva al lago nelle notti di luna piena, anche quando piove, avere un po' di pazienza, sbriciolare sull'acqua, appena sulla battigia, là dove l'onda delicata fa un po' di spuma bianca, qualche briciola di pane buono, e aggiungere due o tre petali di rosa - la Fata, che è molto gentile, gradisce sia i petali di rosa, che sono per lei, sia i bocconi di pane, che sono ovviamente per qualche paperino che lei sa; e allora, ti ascolta con attenzione.

L'idea è stata sua: un ovetto nuovo! Ma bello, grande, luminoso - con dentro un bel salottino per il Genio nell'Ovetto, e anche una ricca biblioteca: il Genio, si sa, è molto colto, e ama la latteratura paperile, soprattutto Emily Paperson e Canneton de Saint-Expapery. Pìccionlo, se vorrà, potrà continuare a portarsi in giro il vecchio ovetto, a cui è molto affezionato; ma il Genio, certamente, starà meglio, e anche lui sarà molto contento.

Inoltre, quando la Fata del Lago fa qualcosa, si sa che lo fa in grande: l'ovetto luminoso, quando il Genio lo desidera e Pìccionlo è d'accordo (nulla, nel Canneto, avviene senza il suo almeno implicito consenso), a guardarlo da fuori diventa il Nuovo Cinema Paperino!

Riuniti attorno all'ovetto luminoso, appena è sera, i Paperini vedono sulla superficie chiara dell'ovetto le loro storie preferite: 
Brioscino e Becchetto guardano le storie de Il Commissario Quack, papero poliziotto; 
Paperello d'Assisi si rivede Paperino pane e vino
Gongolo e Gongola si godono Tutti insieme non anatrosamente
Trippolo ha a disposizione le nuove puntate di Ben-Quack, che gli piace molto, soprattutto nella scena della corsa delle anatre; 
Filastrocco contempla Pippi piume lunghe
Lord Paper esamina un documenario sulla letteratura paperile minoico-cretese, in paperese del nord con sottotitoli in paperese antartico; 
la Sig.ra Brùtola, la maestra, guarda I ragazzi dell'ovetto e Ladri di paperette;
Chanel, paperina affascinante, ama rivedere Nuotatina da Tiffany
e così via.

Pìccionlo è molto contento; Comandino il Saggio in persona è venuto a inaugurare il Nuovo Cinema Paperino; il Genio non sta più nelle piume da quanto gli piace; Contolo calcola gli incassi in Becchetti felici (la moneta del canneto), e gli sembra di non essere mai stato così ricco.

* * * * * * * * *

Brioscino è molto felice stasera: ha visto una bellissima puntata de Il Commissario Quack.

Le cose, dice lui, stanno così: in Riva del Papero, o nelle vicinanze, succede una cosa brutta (cosa sia una cosa brutta, Brioscino non saprebbe esattamente specificare; ma il concetto generico gli basta); viene chiamato il Commissario Quack, che indaga.

Il Commissario Quack non ha una lira, va in giro su una Punto rossa, è un po’ grassoccio e comunque non capisce niente. Per fortuna, il Commissario Quack ha un amico: Paperex, un paperino sveglio e molto carino, dai riflessi gialli intelligenti. 

Paperex, con il suo becchetto astuto, individua il cattivone: sta fuggendo a bordo della Punto rossa del Commissario Quack, che anche un ladro monco saprebbe rubarla da tanto che sono stupide le sue portiere, ma si è accorto che va pianissimo, e allora si è fermato qualche metro più in là per rubare una macchina decente. 

Paperex, saltando con agilità da un cornicione all’altro, piomba in macchina dal finestrino aperto, si inerpica fino allo specchietto retrovisore e lo afferra con le sue potenti alette, girandolo verso il viso del cattivone. 

Il cattivone, vedendo la propria immagine riflessa nello specchietto, si spaventa da tanto che è brutto; e infatti, un cattivone può solo essere brutto, perché è cattivo. 

Paperex, allora, gli spiega che è esattamente così: lui è brutto perché è cattivo, a differenza di Paperex, invece, che è bello, particolarmente di profilo, perché è un paperino buono. 

Disperato, il cattivone vorrebbe affogare nella cioccolata calda, perché sa di essere brutto e cattivo; ma Paperex gli spiega che basta diventare buoni per diventare belli, esattamente come lui. 

Il cattivone, allora, diventa buono, e di conseguenza sembra già più bellino; assieme a Paperex, torna dal Commissario Quack, che non lo arresta più, per due motivi: 
primo, il cattivone è diventato buono; 
secondo, ma lo vedete il Commissario Quack che riesce ad arrestare qualcuno? 

Per ringraziare Paperex, l’ex-cattivone, il Sindaco, il Papa, Winny-the-Pooh, i Tre Porcellini, Biancaneve, il Presidente e il Commissario Quack vanno insieme in pasticceria, dove a Paperex vengono offerte ottime brioches; naturalmente, viene invitato anche Brioscino, che è l’amico fraterno di Paperex. 

La piazza principale della città viene dedicata a Paperex, e la Sig.ra ***** viene a inaugurare, commossa, un monumento a Brioscino esattamente al centro della vasca dei pesci che sta in mezzo alla piazza, perché Paperex così ha voluto; i due avranno, d’ora in poi, libero accesso e un tavolino riservato in tutte le pasticcerie del centro.

Io la scrivo, così come Brioscino me la racconta con le sue piumette loquaci – che Brioscino abbia ragione? Chissà... Cioè, i paperini sanno che essere cattivi significa essere brutti, e che essere brutti proprio non va bene – essere brutti è una cosa che si ha dentro, e significa essere cattivi come si vede fuori… 

Va bene, spiegami tu, Brioscino: io scrivo esattamente quello che tu dici – e in azzurro, come piace a te:

“…cioè, oggettivamente: se un’anatra è anatra, è brutta, perché dentro è cattiva, e fuori, di fatto, si vede; se dentro uno è buono, è anche abbastanza carino, cioè, insomma, oggettivamente, si vede che è buono e si sta bene vicino a lui; cioè, oggettivamente, ci si gioca volentieri e ci si va anche in pasticceria, a prescindere, di fatto, dall’estetica, che anche quella di te Sig. Paper, oggettivamente, non è poi gran che, a differenza, di fatto, di quella della Sig.ra ***** e anche della mia di me Brioscino”.

giovedì 17 aprile 2008

24. PICCIONLO E IL GENIO NELL'OVETTO




Nelle foto Paper:
2. Piccìonlo con Comandino il Saggio (sono molto amici)
1. Pìccionlo, fondatore del nostro Canneto


Da poco, mi ero fidanzato con la sig.ra ***** - o meglio, le avevo chiesto se voleva sposarmi, ma lei sostanzialmente non era molto decisa, cioè, adesso dice che era sorpresa e stupìta e trasognata ecc. ecc., ma in sostanza mi ha fatto aspettare 15 giorni (15!!!) senza neanche una telefonata. Poi, sua sorella le ha detto che uno come me, cioè un papero di lago, era perfetto per una come lei, cioè una papera di lago, e che insomma cosa aveva da pensarci su? Dove lo trovava un altro papero di lago, futuro capo-canneto, che potesse capirla come me? E poi, io sono un papero abbastanza divertente, e scrivo delle belle storie paperili; non sarò bellissimo, ma sono tanto; sono sempre stato poverello, ma a queste cose la sig.ra ***** non ha mai badato.

Insomma, un giorno vado al vivaio che si chiama Fior di Valle (e che la sig.ra ***** ha sempre chiamato Valle Verde, perché lei coi nomi proprio non ci va d'accordo...), per prenderle qualche rosellina rossa; la primavera aveva imbiancato tutta la vallata dei ciliegi, dove ancora abitavo in un canneto solitario, e le rondini mi indicavano esattamente la strada con rapidi caroselli appena al di sopra del cofano della mia macchina, e mi dicevano anche che, se mi sbrigavo, l'avrei trovata in casa.

Alla Valle Verde ci sono fiori e piante, e anche la casa di Babbo Natale aperta chissà perché tutto l'anno, con gnomi e nani, miniera, musichetta, binario e carrello del carbone, ecc. ecc. Sento una voce che mi chiama per nome, mi guardo intorno, e... in un mazzo di fiori freschi già pronto, un po' troppo campagnolo per i miei gusti ma non troppo costoso, vedo un paperino. Mi guarda col becco all'insù, e con le alette regge un nido, e nel nido c'è un ovetto.

"Ciao", gli dico.
"Ciao", mi dice. "Mi liberi?", aggiunge. "Sono almeno 15 giorni che ti aspetto... certo che la sig.ra ***** potrebbe anche decidersi, accidenti..."
"Avrà i suoi motivi...", dico con poca convinzione.
"Ci penso io", risponde. "Tu portami da lei".
"Vabbè", gli dico.

Pago il riscatto alla cassiera, e compro ovviamente il mazzo di fiori: le anatre, si sa, oltre che astute sono anche tirchie e avide, e le pensano tutte pur di arricchirsi.

Arrivato dalla sig.ra *****, che gradisce molto i fiori anche se mi guarda con una certa aria tra lo stupìto e lo spaventato - in effetti, uno che ti vuole sposare provoca sicuramente una certa preoccupazione... - il paperino esce allo scoperto, e sussurra qualcosa all'orecchio della sig.ra *****. Lei sorride, mi guarda, si gira e va in cucina. Io penso: "Ma cos'hanno da confabulare questi due?"

Torna con in mano uno strofinaccio bianco, candidissimo, di quelli che lei usa per pulire l'argento, e si mette a strofinare l'ovetto, mentre il paperino fa segno di approvare con il becco.
"Così, Pìccionlo?", gli chiede la sig.ra ***** con la sua voce incredibile: ha mille sfumature, mille timbri, e io l'ho sempre amata.
Pìccionlo fa segno di sì...

Dall'ovetto, come per magia, esce una nuvoletta bianca, che si innalza nella stanza, a mezz'aria, e prende la forma... di un papero d'oriente! Ma proprio d'oriente, con babbucce, turbante, pantaloni di seta svolazzante e tutto! Un papero vaporoso, fluttuante, che fa un inchino gentilissimo alla sig.ra *****, un saluto a me, e strizza l'occhiolino a Picciolo.

Il genio nell'ovetto! Ne parlano antiche leggende paperili, e tutti i paperini ne hanno ascoltato le storie meravigliose alla Scuola Grande del Canneto e nelle voci dei Cantastorie paperili di ogni tempo!

In men che non si dica, le finestre si aprirono, la casa brillò di luce primaverile, i mobili di legno antico l'accolsero con gioia, le tende fremettero di piacere, e il profumo dei ciliegi entrò vivace e penetrante, mentre le fronde dell'abete grande si piegarono verso il balcone oscillando e mormorando; le vigne e le erbe, i gelsi e i castagni, assieme alle rondini, a tutti i passeri della collina e a un coro di piccioni che si era ordinatamente posato sul davanzale, a un segnale di Piccionlo si misero a cantare la marcia nuziale di Mendelssohn.

Inutile dire come finì: la sig.ra ***** acconsentì a sposarmi, e ci sposammo poco dopo. Pìccionlo vola spesso nella nostra casa, dove è venuto ad abitare, felice di ritrovarci ancora insieme. In un certo senso, è il fondatore del nostro canneto.

Il genio nell'ovetto, per lo più, fa capolino ogni tanto, ma ogni volta le finestre si aprono, passeri e piccioni cantano, l'abete si curva verso la casa anche se adesso abitiamo da un'altra parte, e ci manda il suo profumo assieme a quello dei fiori di ciliegio della valle ormai lontana. Ho provato qualche volta a fotografarlo, ma è impossibile: sulla foto esce solo una nuvoletta bianca.

lunedì 14 aprile 2008

23. SPIDER-QUACK E I PAPERI VAGANTI







Nelle foto Paper:
1. Spider-Quack e i Paperi Vaganti sul mestolo della cucina
2. e 3. Spider-Quack e i Paperi Vaganti sulla caldaia del bagno
4., 5. e 6. Acrobazie a mezz'aria dei Paperi Vaganti

Da quando Comandino ha preso possesso del suo Canneto (ora, si sa, è Comandino il Saggio, Capo-Canneto di Garda Est: di lui, si raccontano meraviglie... tra l'altro, è anche il mio Capo-Canneto: abbiamo lo stesso grado, perché anch'io sono Capo-Canneto, ma io sono responsabile di una Delegazione di Sotto-Canneto che dipende da Garda Est, dunque...), Brioscino è davvero triste: sta tutto il giorno sotto le coperte, o nascosto tra i divani del salotto, mangia biscotti senza farcirli né di marmellata né di miele, e ha lasciato intatti sul tavolo della cucina un paio di cioccolatini che avevo finto di dimenticare dopo averli rumorosamente scartati... non credevo che fossero così amici.

Comandino telefona tutti i giorni, anche due o tre volte: solo allora, Brioscino si rianima, ma poi torna a rattristarsi. Domattina lo porto da Comandino, e lo lascio là per un paio di giorni, così si tira un po' su. Del resto, così è la vita del papero: oggi qua, domani là...

Per rallegrare Brioscino, Comandino ha inviato in missione temporanea nel mio Sotto-Canneto un famoso acrobata del Circo dei Paperi, Spider-Quack, con i suoi assistenti, i Paperi Vaganti: sono celebri in tutti i Canneti d'Europa, ed è un onore averli qui con noi per qualche giorno. Sui mestoli della cucina, ma soprattutto sulla caldaia del bagno, Spider-Quack e i suoi assistenti compiono ardite evoluzioni, molto apprezzate soprattutto dalle paperine, che stanno tutte con becco all'insù...

Brioscino fa finta di niente, ma si vede che comincia un po' a star meglio.

domenica 13 aprile 2008

22. RISVEGLIO DI COMANDINO - INSEDIAMENTO DI COMANDINO IL SAGGIO A GARDA EST




Nelle foto Paper:

1. e 2. Comandino al risveglio,

bello e lucente come aveva detto la Fata del Lago,

con le insegne azzurre di Capo-Canneto, tra lo stupore dei paperini

3. Primo piano di Comandino il Saggio, Capo-Canneto


Che giornata meravigliosa!

Comandino, al risveglio, non solo era bello e grande e lucente come aveva detto la Fata del Lago (e la Fata del Lago, si sa, non parla mai a vanvera), ma il suo sottocoda era perfettamente intatto! Un sottocoda da non credere!

Le paperine erano già in faccende dal mattino, perché una festa d’insediamento di un capocanneto è un evento memorabile, e bisogna preparasi a lungo, farsi belle, lisciarsi le penne, incipriare le piume, lucidare il becco, preparare i nastri e i cappelli da festa, fare un po’ di aletticure e via così. 

Quando si è sparsa la voce che si era svegliato, tutto il canneto si è fatto intorno al cesto delle mele, dove io e la Sig.ra ****** lo avevamo posato per la notte, imbacuccandolo tutto, così che stesse bene al caldo e che potesse riposare con tranquillità; Comandino è uscito sorridendo, stiracchiandosi, osservando le nuove ali argentate, e guardandosi felicemente intorno. Saltato giù con eleganza dal bordo del cesto, ha mosso qualche passo, e poi

“Ehilà, Brioscino” ha detto, rivolgendosi al paperino che lo osservava con curiosità e anche con un certo timore, da sotto la possente alona di Inutilio “Te la faresti una bella galoppata sul tuo vecchio amico? E poi, anche una bella gara di saltapaperino con tutti gli amici pennuti? Se Inutilio è d’accordo, ovviamente… permetti, Inutilio?”

L’esultanza, in quel momento, è stata immensa: Brioscino ha corso, giocato e saltato con Comandino assieme a Trippolo, a Zum, a Becchetto, a Bobby, a Gongolo, al Piccolo Lord e a Inutilio – e Comandino, veramente, si è comportato da papero perfetto: da vero capocanneto! Così si fa! 

E ha lodato lo charme di Chanel, l’eleganza di Trippola e di Cioccolatina, la tempestiva previdenza di Spaccapicciola, il fiocco giallo di Lelly, la prudente saggezza della Sig.ra Brutola, la felicità sorridente di Gongola; si è complimentato con Lord per la sua nuova dottissima opera, ripromettendosi di leggerla quanto prima; ha chiesto informazioni a Contolo sul computo dei becchetti felici, lasciandolo parlare a lungo e ascoltando con molto interesse; si è fatto fare da Bobby la pianta di Hide Park, e ne ha condiviso il nostalgico racconto; ha discusso con Zum sui canneti egiziani, sul buon clima e sul bel panorama del Nilo, che ha ammirato nelle parole del felice cammellino; ha consolato Frittolo, che aveva il becco lungo più che mai al pensiero di separarsi dall’amico. Vedo che, come Capocanneto, ci sa davvero fare.

“Com’è diventato bello” hanno osservato le paperine, “ed elegante, e gentile, e premuroso, e fiero, e nobile nei lineamenti, e che gesti fini, che sguardo intelligente, che modi educati…” – insomma, non la finivano più.

La giornata è stata emozionante, ma non voglio dilungarmi oltre. La Fata del Lago in persona è venuta a insediare Comandino nel suo Canneto, e a raccomandargli la sicurezza e la bontà di tutti i paperini e le paperine della riva. 

La festa è stata lunga e indimenticabile, e tutti gli animaletti amici dei paperini hanno partecipato. Il coraggioso airone, diversi gatti, la gabbianella messaggera e tutte le pattuglie dei picconi sono stati non solo inviati e festeggiati, ma anche decorati dalla Fata del Lago in persona con la Medaglia Bella del Canneto per Meriti Generosi del Papero. Tutta la sponda riluceva alla luce della luna, e l’acqua placida portava qua e là, benché mai troppo lontano, i paperini danzanti.

Siamo tornati a casa a notte alta sulla rombante papermobile, felici ma anche un po’ tristi, silenziosi, assorti.

Ogni mattina, adesso (come tutti sanno, io sono maestro nella scuola di Garda, e dunque proprio vicino al Canneto di Comandino), passerò accanto al suo Canneto, fermerò la macchina e scenderò a riva a fare quattro chiacchiere con lui; nuotare anche non posso, perché dopo devo andare a fare scuola, e non posso andarci tutto bagnato. Certo, mi mancherà qui in Vicolo ******; anche a Brioscino mancherà molto - ma spesso porterò Brioscino con me, come già Comandino mi ha chiesto di fare: lo lascerò lì da Comandino all’andata, e passerò a prenderlo al ritorno, così potrà trascorrere delle mezze giornate o addirittura delle giornate intere con il suo vecchio amico.

martedì 8 aprile 2008

21. FUGA DI COMANDINO - UN ATTACCO DI ANATRE - LA FATA DEL LAGO




Nelle foto Paper:

1. Comandino ferito attorniato dai paperini del Canneto

2. Le paperine prestano soccorso a Comandino

3. Espressione sofferente di Comandino

con il sottocoda straziato dalle beccate delle anatre.


Stavolta, Comandino l’ha combinata davvero grossa! Scappare dal canneto! Tutto solo, di notte! Ma si può? Dico: dal mio canneto?

Ebbene, sì: stanotte, cioè, poco fa, Comandino è scappato dal canneto. Con una bisaccia sulle spalle, dopo essersi annerito con il sughero bruciato il becchetto d’oro e il cappello luccicante, così da non riflettere la luce dei lampioni ed essere invisibile anche agli occhi più sapienti, è sgattaiolato fuori dal canneto quatto quatto, attraverso una porticina che aveva aperto a poco a poco nella porta blindata mimetizzandola benissimo con del cartone dipinto (chissà quanto ci ha messo, e chissà con quali sotterfugi!), si è precipitato giù dalle scale e via, eccolo all’aperto. Come avrà fatto a uscire dalla porta a vetri? Mah! Cose da matti!

L’airone di pattuglia me l’ha segnalato subito picchiettando ai vetri della camera con il potente becco, e ho fatto alzare immediatamente in volo due pattuglie di piccioni, con l’ordine, però, di seguirlo a distanza per evitargli, eventualmente, brutti incontri; e gli ho mandato dietro anche un drappello di gattini amici del canneto, per lo più ex-allievi della Scuola Grande, svegliati prontamente dall’airone, con lo stesso scopo: tenerlo d’occhio, e proteggerlo. Anche l’airone lo segue, e un altro gli ha dato il cambio sui tetti di Vicolo ****** (la sicurezza del canneto, si sa, è un’esigenza primaria, e non è bene allentare del tutto la sorveglianza, neanche per un’emergenza come questa); una gabbianella, gentilemente, fa da messaggera, e va avanti e indietro tra me, le pattuglie dei piccioni e il drappello dei gattini – così, sono sempre ben informato, un minuto dopo l’altro, della sua posizione e di ciò che sta facendo.

Uscito dall’androne - così mi mandano a dire i piccioni – ha percorso Traversa dei Fiori e poi Via dei Negozi, dirigendosi verso Largo all’Asciutto e Riva del Papero, con l’intenzione, probabilmente, di imbarcarsi in acqua sulla riva dell’Adige, sotto il Ponte delle Navi (che nella geografia dei Paperini è Ponte del Centro, o anche Ponte del Becchetto Antico ma Non Troppo, da non confondere con Ponte del Becchetto Antico e Basta, che è il Ponte romano, detto anche Ponte Pietra o Ponte della Pietra)...

ora, mi dice la gabbianella, è proprio in Largo all’Asciutto, ma… si rimpiatta dietro un angolo… sporge il buchetto brunito, che non luccica e quindi non si vede… trattiene il fiato… trema anche un pochettino, ma non è per il freddo… effettivamente, c’è freddo, perché siamo in dicembre, ma Comandino è coperto da un pullover caldo che gli ha comprato la Sig.ra ******* qualche tempo fa… perché trema, gabbianella? Cosa? Ma scherziamo? Sei sicura? Hai visto bene?

Da Riva del Papero, cioè da sotto il Ponte del Becchetto Antico ma Non Troppo, schiere di anatre salgono in fila indiana, ordinatamente, a passo di marcia, borbottando nel loro anatrese di fiume e riunendosi sul selciato di Largo all’Asciutto, affiancandosi, serrando le fila e trasformandosi in una falange anatrosa compatta che avanza minacciosamente; sul fianco, marciano gli ufficiali, che si distinguono per lo sguardo più fisso e più cattivo e per la muscolatura del becco particolarmente sviluppata; Comandino, dal suo nascondiglio, riesce a sentire quello che scandiscono con i becchi stretti, rabbiosamente; la truppa risponde con entusiasmo (anche se, da lontano, sembra solo un borbottio sinistro). Dicono così, tutti in coro:

Di Vicolo *****

Facciam mortadella

E anche:

Un canneto di meno

E il cielo è sereno

E poi:

Qualcosa non va

In questa città

Avanti con forza

Contro quella scamorza

Inutili e brutti

Becchiamoli tutti

Stupidi e tonti

Sempre son pronti

A vivere qua

Ma a noi non ci va

Quei paperi lì

Beccarli così

Beccarli e cacciarli

Lontano da qui

Da Vicolo ******

Ma con la stampella

Facciamoli a fette

Son più di sette

Noi ne facciamo

Gustose polpette

Accidenti, gabbianella! E’ un attacco di anatre contro il nostro Canneto!

Airone, ce la fai a planare e a mettere in salvo Comandino? Cosa vuol dire che no? Come? E’ in un angolo, e non hai spazio per la manovra? Neanche per una picchiata? Ma stai scherzando? Prova ancora, vedrai che ce la fai!

Gabbianella, avvisalo, che venga un poco allo scoperto – è vero che è un po’ pericoloso, ma le anatre sono ancora abbastanza lontane e così l’airone lo può recuperare al volo!

Piccioni, fate qualcosa! E voi, gattini, venire via e chiamate i vostri papà dai tetti! Presto!

Cosa fai, Comandino? Sta’ nascosto, almeno!

Come, Gabbianella? Eccolo che risale Via dei Negozi, e poi Traversa dei Fiori… ma… l’hanno visto! Una pattuglia di anatre celeri lo insegue! Corri, Comandino!

Airone, ce la fai a recuperalo? Come, no? Corre sotto le macchine per essere visto meno? Ma se l’hanno già visto! Dai, Comandino, su, corri! Tu, airone, tieniti pronto…

E’ all’angolo di Traversa dei Fiori, ma le anatre gli sono quasi addosso! Fa lo slalom tra i tombini e sale sul marciapiede, corre alla porta a vetri, la oltrepassa, non fa a tempo a chiudere, le anatre lo tallonano ormai da vicino, sente i becchi che si chiudono di scatto a pochi millimetri dalla sua coda e le grida isteriche anatrose che lo minacciano e lo insultano, sale le scale di corsa con le anatre dietro, arriva davanti alla porta blindata del canneto, io lo osservo dallo spioncino e sto pronto ad aprirgli, ma...

“Paper, non aprire!” mi grida “Non aprire, assolutamente!”

si infila con il becco nella porticina dalla quale era scappato, e resta incastrato: il becco di qua e il sottocoda di là…

le anatre gli sono addosso, dall’altra parte della porta: si sentono i colpi di becco, le grida di esultanza, e io vedo il suo becchetto stravolto dal dolore.

“Non aprire” mi dice mentre cerca di trattenere i singhiozzi “questo è l’unico punto debole del canneto, l’unica porta che non si può chiudere… come sono stato stupido, l’ho fatta io… ma resisto, lo so che hai chiamato i gatti… resisto… se mi tiri dentro, entrano anche le anatre, e poi tutte le altre, e i gatti sono ancora sui tetti…”

Mentre parla così, un miagolio improvviso e un gridare d’anatre orrendo si leva nelle scale: non solo sono arrivate già molte altre anatre, e stanno tentando l’entrata straziando a beccate il sottocoda del povero Comandino, ma le prime pattuglie dei gatti si gettano su di loro con decisione, e le anatre cominciano a indietreggiare: la battaglia, sulle scale, è furibonda. All’aperto, intanto, aironi e piccioni bersagliano di beccate le anatre che sopraggiungono, mentre altri gatti scendono dai tetti lungo le grondaie per prendere parte al combattimento.

“Ci sono i gatti, Comandino…” gli dico “adesso ti tiro dentro, dammi le alette…”

“No” mi dice, “devo essere sicuro, prima… oh, speriamo, questa porta l’ho fatta io… come sono stato stupido… non si può chiudere…”

Passa qualche minuto, e nelle scale comincia a tornare il silenzio – i gatti inseguono le anatre all’aperto, e il clamore va già verso Riva del Papero.

“Ora basta, Comandino, dammi le alette… su, così… eccoti dentro… presto, l’infermeria…"

Prendo Comandino, che soffre terribilmente, e lo adagio a pancia in giù su un comodo cuscino che la Sig.ra ****** ha preparato nel cesto delle mele; il sottocoda, in effetti, è in pessime condizioni, sempre ammesso che di sottocoda si possa ancora parlare.

“Come sono stato stupido…”, continua a dire, “stupido…”

Ma…

…tutti i paperini gli sono intorno, lo baciano sul becchetto dorato, lo abbracciano, lo ringraziano e lo acclamano come un eroe, mentre le paperine gli infilano nel becchetto una cannuccia da cui scorre il miele buono che piace a lui, e gli spalmano su ciò che resta della coda delle ottime pomatine paperili, appositamente preparate, che alleviano il dolore delle beccate ricevute; tutti gli accarezzano il capino, tutti gli stringono le alette.

Entrano il comandante dei gatti, l’airone di pattuglia e il capo dello stormo dei piccioni a complimentarsi per la sua azione coraggiosa, mentre dalle finestre le gabbianelle lo applaudono battendo i becchi contro il vetro, i ragnetti lo salutano oscillando dal davanzale di fronte, le lumachine scrivono un saluto sul muro con la loro scia scintillante, le coccinelle saltellano sulla groppa delle cavallette, e…

…nella stanza si sparge un profumo intensissimo di rose, e una nebbiolina leggera, che diventa a poco a poco una luce soffusa, si diffonde nella stanza: tutti i paperi sanno che cosa significhi, e tutti se ne rallegrano; si diffonde una voce per la stanza, ammirata e felice: “la Fata del Lago… la Fata del Lago…”

E’ lei, infatti, e sorride a tutti i paperini e alle paperine, all’airone, ai piccioni, al comandante dei gatti, ai ragnetti, alle coccinelle, alle lumachine e alle gabbianelle; ma soprattutto, sorride a Comandino (non si può descrivere la Fata del Lago: anche confrontando molte testimonianze, ognuno la ricorda in un modo diverso, e ognuno sembra descrivere una Fata diversa. Le possibilità sono tante: o la Fata del Lago appare a ciascuno come la cosa più bella che egli conosca; oppure, la Fata del Lago è in realtà una miriade di Fate del Lago, una per ogni paperino; oppure, ancora, la Fata del Lago è più bella di ogni possibilità di descrizione, e nessuno sa descriverla come dovrebbe; ma non ha importanza):

“Comandino” dice la sua voce melodiosa, che sembra il fruscio delle canne sulla riva del lago nelle notti serene, quando la brezza è un soffio e la luna piena rischiara l’acqua che appena si increspa “Comandino caro, oggi hai meritato la gioia… hai offerto il sottocoda ai becchi delle anatre per il tuo canneto, da vero eroico paperino… ora dormi, Comandino: domani, e quando ti sveglierai, sarai grande e bello e lucente, tutto argentato come la luce della luna, e tutto il lago sarà in festa per il nuovo Capocanneto di Garda Est: Comandino il Saggio, che domani prenderà possesso del suo canneto, e lo governerà saggiamente per tanti e tanti anni…”

Comandino vuole dire mille cose, e mille altre si agitano nel suo piccolo cuoricino di papero – ma già dorme, felice, con la codina all’aria.

giovedì 3 aprile 2008

20. LA MERAVIGLIOSA STORIA DI EMILY PAPERSON (Una lezione di Lord Paper alla Scuola Grande del Canneto)



Nelle foto Paper: 
1. e 2. affollata conferenza di Lord Paper
 qui alla Scuola Grande del Canneto

Da quando è giunto l'autunno ed è ricominciata la scuola, la Sig.ra Brutola ha una classe molto vivace, che le dà un gradissimo daffare. 

Per praticità, i paperini del primo, del secondo e del terzo anno fanno scuola tutti insieme: la formazione del papero, infatti, è progressiva, ma non è organizzata in tappe rigide e consequenziali come la scuola al di fuori del canneto, dove se non hai fatto la prima non puoi fare la seconda e dove un alunno di terza non perderebbe mai tempo a parlare con un alunno di prima – e dove un maestro, per la verità, non farebbe mai lezione a ragazzi di quarta e quinta insieme, perché pensa che ciascuno debba stare con i suoi coetanei a fare solo le cose sue, cioè quello che gli altri pensano che vada bene per lui. Una maestra di canneto, invece, pensa che un paperino di prima possa essere molto utile a uno di terza, e che un paperino di seconda possa imparare molto da un paperino di prima: perciò, la vera maestra di canneto presta la massima attenzione ai paperini più piccoli, e ritiene giusto che nessuno li umilî sfoggiando le sue conoscenze – anzi: nulla dev’essere detto che non sia comprensibile a un paperino di prima, che, comunque, stupido non è, e capisce un sacco di cose; e i paperini più grandi devono spiegare bene le cose difficili che sanno in modo comprensibile per tutti. Non è facile, oggettivamente: bisogna conoscere bene le cose che si sanno per spiegarle con chiarezza a un paperino di prima, e averci pensato sopra molto a lungo.

C’è chi dice che il metodo della Scuola Grande sia antiquato e senza effetti: lo dicono, soprattutto, i maestri della Scuola Brutta delle Anatre. Secondo loro, più un’anatrino ha paura e più impara; più ammira i grandi sentendosi una cicca, e meglio è; più fa a beccate con i suoi compagni, e meglio sta; meno capisce, e più gli viene la voglia di sapere per far restare a becco aperto, un domani, gli anatrini ignoranti e stupidelli che verranno, come lui adesso, a frequentare la Scuola Brutta.

Personalmente, non mi occupo di anatrini, anche se qualcuno, per la verità, l’ho anche avuto a scuola: la scuola dove insegno io, infatti, è aperta a tutti, e vi si trovano sia anatre che paperi (si trova a pochi passi dalla riva del lago, proprio vicino al Canneto centrale di Garda est); tra i maestri, ci sono soprattutto anatre, e la vita non è facile per me. Per fortuna, però, vi insegna anche qualche papero, e più d’una papera; vi sono anche papere che hanno fatto l’esame (da anatre), e poi papere inconsapevoli, anatre beffarde, anatre ottuse, anatre autoritarie, anatre ignoranti e paperi pazienti. Io, comunque, non mi trovo male. Ma il metodo della Scuola Grande è sicuramente efficace, perché i paperini vanno a scuola volentieri; tornano contenti, ridono e fanno le capriole sul copriletto della camera mia e della Sig.ra ***** – il che, di fatto, depone bene.

Comunque, la Scuola Grande è frequentata, oltre che dai paperini piccoli di Vicolo *****, anche da altri piccoli del vicinato. Esattamente, troviamo tra gli allievi interni:

  • al primo anno: Becchetto;
  • al secondo anno: Brioscino;
  • al terzo anno: Piccolo Lord, Gongolo, Frittolo;
  • Trippolo, che è fuori corso per rifiuto di iscrizione ma va a scuola lo stesso tutte le mattine;

e poi, le paperine:

  • Trippola e Chanel, al corso superiore per papere di lago di prima classe;
  • Lelly, ripetente a vita, ma nessuno sa perché;
  • Gongola, al terzo anno come Gongolo;

e anche:

  • Zum, il cammellino del Nilo;
  • Bobby, un cagnolotto nano inglese amico di Becchetto che parla paperese del nord e che frequenta, come Zum, il primo anno;
  • gattini di città, due per l’esattezza;
  • quattro rondinotti chiacchieroni che non sono emigrati con l’arrivo dell’autunno (a stare lassù, appena sotto le nuvole, pare che soffrano di vertigini; e poi, dicono, lassù fa freddo);
  • un gabbiano bianco, molto amico di Piccolo Lord;
  • tre gabbianelle amiche di Chanel;

ci sono anche altri piccoli amici di città:

  • un topino grigio, molto malinconico e taciturno;
  • tre ragnetti innamorati delle gabbianelle;
  • una cavalletta che è diventata campionessa di saltapaperino già dal primo giorno;
  • sei grilli che stanno sempre insieme;
  • sei coccinelle che stanno sempre insieme a un grillo per ciascuna;

 e via dicendo.

Inutilio prepara i banchi, lucida perfettamente il pavimento scivolandoci sopra con le zampone imbottire di feltro, sistema la lavagna, porta il registro, fa il giro a chiamare tutti i paperini più i piccoli amici di città, accompagna Brioscino, Bobby, Zum e Becchetto assieme a Chanel e Trippola, controlla le cartelle (che contengano tutto l’occorrente), accoglie la Sig.ra Brutola con un inchino e assiste a tutte le lezioni. 

Per la verità, questo preoccupa un pochino la Sig.ra Brutola, perché teme che Inutilio si annoi, ma lui non si annoia affatto, anzi: segue con estremo interesse le lezioni di Storia del canneto, e si accerta che Piccolo Lord e Bobby abbiano compreso, traducendo all’occorrenza in paperese del nord, lingua che non ha segreti per lui; esegue con impegno le operazioni assegnate da Còntolo Soldini, che da quest’anno dà una mano alla Sig.ra Brutola insegnando Conto ed economia domestica del paperino e del canneto; scrive su un quadernetto un po’ consunto tutto ciò che la Sig.ra Brutola traccia alla lavagna, e decora gli schemi di Lingua e letteratura paperese, Bontà di paperino, Disciplina del cibo ecc. con disegni molto raffinati eseguiti perfettamente a china e colorati a pastello; impara a memoria un’altra volta tutte le poesie paperesi che sa già, e ciò comporta per lui una fatica immane (per non barare con la maestra, poiché le sa già, prima di impararle, cosa che gli riesce estremamente facile e veloce, deve dimenticarle: e questo sì che gli porta via moltissimo tempo); ascolta ogni lezione con vero trasporto, e fa infiniti complimenti alla Sig.ra Brutola, per manifestarle tutta la sua gioia di imparare, anche se nessuno dei paperi adulti lo prende sul serio, visto che tutti sanno che lui le cose le sa già – comunque, i paperini ne restano molto impressionati, e l’esempio di Inutilio è davvero utilissimo al profitto della classe.

Quest’anno, chissà perché (in realtà, è una cosa che fa spesso, e che gli piace un sacco fare - ma si sa, è un po’ timido anche lui, e raramente si offre di farlo; le maestre, poi, intimorite dalla sua fama di saggezza e dalla sua autorità, sono altrettanto timide; e così, loro non gli chiedono e lui non si offre; cioè, lo fa, alla fine, assai di rado) Lord Paper terrà alcune lezioni alla Scuola Grande di Vicolo *****. 

Registro qui alcune delle sue parole, così come le traggo dagli appunti di Inutilio, che è inutile solo perché non ha scelto la professione di stenografo: i suoi appunti, infatti, sono chiarissimi e completi - praticamente perfetti: c’è tutto, persino i colpetti di tosse delle coccinelle, le chiacchiere dei paperini più giovani, le occhiate di Brioscino a Chanel e al Piccolo Lord, la misura esatta del becco di Frittolo con le sue numerose modificazioni, becco crescente e becco calante, a seconda della giornata e del momento.

 

LA MERAVIGLIOSA STORIA

DI EMILY PAPERSON

Ovvero

UNA LEZIONE DI LORD PAPER

ALLA SCUOLA GRANDE DEL CANNETO

trascritta dai perfetti e utilissimi appunti di Inutilio 

a cura del Sig. Paper

(che aggiunge qualche spiegazione tra parentesi,

per fare contento, di fatto, Comandino:

e le scrive in rosso, così che si vedano bene)

 

Chi parla, ovviamente, è Lord Paper: e parla in prima persona;

ma il Sig. Paper, lui, mica ve lo dice, che è così.

Fortuna vostra che ci sono io Comandino a dirvi queste cose.

 

Paperini cari, eccoci qui a trascorrere un po’ di tempo insieme; state bene? Siete seduti comodi? Voi coccinelle mi vedete? E tu gattino? Frittolo, potresti accorciare un poco il becco? Grazie, Frittolo, sei un vero gentilpapero; e voi, grilli, se volete saltellare un pochettino fate pure, non c’è bisogno che me lo domandiate; solo, cercate di non esagerare; Chanel, come sei elegante stamattina; no, Piccolo Lord, non è il momento adatto per un whisky; rimandiamo a dopo, eh? 

Becchetto, certo che puoi rimanere: la lezione è per tutti, non devi sempre pensare di essere importuno; no, non mi disturbi se rimani, assolutamente, anzi; ma certo che sei il benvenuto, tutti i paperini e tutti gli amici lo sono; no, Becchetto, non ti preoccupare, sono tutti d’accordo che tu resti. 

Brioscino, puoi pulirti il becco un pochettino? Con l’aletta, bene, così: avevi un po’ di bricioline ancora dalla colazione. Gongolo, sono felice di vederti così contento; anche tu, Gongola, è un piacere ritrovarti. Va bene, Bobby, ma certo che puoi stare in groppa a Zum: ognuno stia come si trova meglio, l’importante è stare bene qui tra noi. Topolino, come sei malinconico! Vedrai, questa storia ti rinfrancherà. No, Trippola, giochiamo dopo a saltapaperino; dillo tu alla cavalletta, per favore, non vorrei che si sentisse rimproverata se glielo dico io; grazie, Trippola, sei davvero gentile. 

Sù, ragnetti, venite più vicino: chi vi ha detto che dovete stare solo negli angoli? Chi? Trippolo? Lo sapete che è giocherellone, vi ha fatto uno scherzo… ma no, non vi voleva offendere… lui scherza, è un po’ burlone… ma sì, venite giù. Grazie, gabbianelle, è molto carino da parte vostra… sì, mi fa molto piacere… grazie tante

(Lord è assai gentile, ma non è così cerimonioso come potrebbe sembrare: dice davvero, sinceramente. Di fatto, va avanti così per un bel po’, ma io passo al succo della storia, altrimenti qui facciamo notte. Lord, comunque, è un grande studioso: un vero e proprio pozzo di sapienza).

Devo ringraziare la Sig.ra Brutola per questo gentilissimo invito: e ci tengo a dirvi, paperini, anzi, paperini e amici cari, anzi, amici cari e paperini cari, direi carissimi paperini e cari amici, anzi lo stavo per dire, ma nel senso che mi siete carissimi tutti quanti e non solo i paperini, cioè non dovete pensare che io dica carissimi dei paperini e solo cari degli altri, come se i paperini mi fossero più cari, cioè carissimi, anche se lo sono, ma non più degli altri, che sono carissimi anche loro; perché l’uso del superlativo in senso affettivo può essere morfologicamente come la trascrizione, direi la sustanziazione di un quid affettivo, che viene altrimenti significato con equipollenza dal tono della voce e dalla comunicazione non verbale, pur nella difformità morfemica; cioè, mi siete cari tutti, ma stavo per dire cari amici e carissimi paperini, e insomma non l’ho detto, ma anche se l’avessi detto non avrei voluto dire quello che potreste aver capito, cioè che i paperini mi siano carissimi e gli altri solo cari, cioè, no…

(quando è contento, Lord diventa decisamente prolisso, e a volte non si capisce neanche lui; ora arrossisce, tossicchia leggermente, si riaggiusta gli occhiali sul becco, deglutisce e riprende a parlare; Lord, si sa, è un grandissimo studioso)

 La sig.ra Brutola mi ha invitato, e io ne sono molto contento: contentezza di papero la mia, anzi: di vecchio papero, lasciatemelo dire. Perché la contentezza di un papero è una contentezza tutta particolare, unica al mondo: è contentezza paperile, che pochi possono comprendere; eppure, sarebbe così facile da capire, così bella da vivere, così semplice da ottenere: e tutti, in realtà, possono provarla. Non le anatre, certo: un’anatra non è mai contenta; c’è qualcosa, nella natura dell’anatra, di variamente modulato, che determina un’idiosincrasia gestaltica alla contententezza, direi semiotica, anzi, afferente alla determinazione percettiva dell’universo categorizzato…

(qui Lord si guarda smarrito intorno, e vede che la cavalletta, Zum, Becchetto e Brioscino, assieme ai gattini e alle gabbianelle, stanno organizzando un torneo di saltapaperino con la variante dell’aletta estesa, che lo rende più divertente; del resto, Lord si perde facilmente, e segue i suoi pensieri di studioso eccelso; ma, dico io, come può un paperino di prima, o una coccinella giocosa, o un gattino di seconda, o anche solo un ragnetto di terza seguire i pensieri di Lord quando parte per le cose sue, e va così lontano che non ci si raccapezza più nemmeno lui? Lord, del resto, è un bravissimo professore; soltanto, è un po’ dispersivo. 

Dopo aver assistito al torneo di saltapaperino – non si sarebbe mai permesso di interromperlo -, dopo aver fatto il tifo per le gabbianelle gridando come un matto e saltando come un paperino da latte euforico e felice, dopo aver retto l’asta che i paperini saltano a turno, dopo aver fatto egli stesso da ostacolo per il conseguimento del premio finale – un biscottino offerto generosamente, chissà come, da Brioscino -, dopo essere stato saltato via da tutti e aver proclamato allegramente il vincitore nella persona del gattino Tim, rossiccio e molto simpatico, Lord incrocia lo sguardo severissimo e scandalizzato della Sig.ra Brutola; allora, tutto sudato e tossicchiante, si ricompone, raccoglie gli occhiali da terra, riprende il suo posto in cattedra, raduna i paperini, li lascia andare a bere un po’ di coca-cola nel frigo del canneto, offre loro un gelatino ristoratore portandolo con le sue sapienti alette, ne mangia uno anche lui, ride e scherza ancora un po’, poi li richiama dolcemente all’ordine, e riprende la lezione. 

Non che l’avesse interrotta: se i paperini non sono felici, come fanno a imparare qualcosa? E se lui non li avesse lasciati giocare, sarebbe stato ascoltato malvolentieri: e questo, assolutamente, non va bene in una Scuola Grande di Canneto. Ora, riprende la lezione)

Paperini cari, cari piccoli amici: è questo che ci dirà la meravigliosa storia di Emily Paperson: che si può essere felici, a questo mondo, nei nostri laghi e nei canneti nonostante le anatre, e proprio nella nostra povertà e pazienza paperile, grazie alla nostra bontà specifica di paperini…

(Sta per partire per una lunga spiegazione sulla bontà e pazienza paperili, sulla povertà connaturata alla vita del papero, ecc. ecc.; ma lo sguardo severo della Sig.ra Brutola lo riporta immediatamente all’ordine; tossicchia ancora un po’, si asciuga un po’ la fronte con la saggia aletta, e prosegue)

Emily Paperson, la papera più illustre della nostra poesia paperile; la perla della nostra letteratura paperese; la paperessa poetica più eccelsa… mi sono chiesto spesso, vi dirò, dove stia lo specifico metastorico della nostra poesia paperile, cosa semanticamente la caratterizzi, non solo dal punto di vista fonologico…

(Osservando la Sig.ra Brutola, Lord si rende conto che ella sta per avere una crisi di nervi; prosegue, allora, in tono un po’ meno accademico, cercando, nei limiti del possibile, di arrivare al sodo)

Ma non è questo che volevo raccontarvi: sull’argomento, del resto, ho scritto tutte le voci dell’Enciclopedia del papero perfetto, e anche 76 volumi e mezzo per le edizioni Paper… il primo riguarda la semiotica del papero, cioè, volevo dire… nel quarantaduesimo, insomma, l’argomento è affrontato in chiave ermeneutica, con una certa curvatura fenomenologia del tutto opportuna, visti gli sviluppi socio-pragmatici della scuola di Palo Alto…

(Lord si emoziona, arrossisce ancora e suda visibilmente fino al becco)

…però, dunque, non è il caso che stiamo a divagare… Emily Paperson, vi dicevo, viveva nella zona del laghi belli d’America, cioè lontano lontano… no, Becchetto, non di là dal lago nostro, ma in America, cioè in altri laghi, che sono lontani lontani… no, Bobby, non in quelli di Hide Park… no, non è che non le piacessero i laghi di Hide Park… sono bellissimi, Bobby, nessuno potrebbe dubitarne… certo, sono laghi lontani, ma quelli d’America di più… no, Piccolo Lord, i laghi d’America non sono in Scozia… sì, lo so, anche i laghi della Scozia sono meravigliosi: ah, il verde delle colline scozzesi, come si riflette sulla loro superficie! No, Emily Paperson non li disprezzava affatto, anzi: se li avesse visti, li avrebbe apprezzati moltissimo… ma viveva lontana dalla Scozia… semplicemente perché era nata da un’altra parte…

 Ah, però, i laghi della Scozia! Ricordo una volta, quand’ero giovane papero e studiavo per la mia diciassettesima laurea paperile, dopo il mio ventitreesimo dottorato… o forse prima del trentasettesimo… trascorrevo un periodo nel canneto di Oxford - cioè, Bobby, più o meno dalle tue parti, o giù di lì… esattamente, qualche grado a nord est di Hide Park, ma ti dirò poi con precisione - assieme a un caro amico, Paper Lewis, ottimo scrittore di storie paperili… Le cronache di Arnia, che tutti avete letto… o che avete sentito raccontare… o che sentirete o leggerete tra un pochino… dove si parla del papero Quàckslan contro la strega anatrosa… vabbè, insomma, ero anche insieme a Paper Tolkien, autore del celeberrimo romanzo Il Signore dei paperelli…

(la Sig.ra Brutola digrigna il becco e lo minaccia con l’aletta alzata)

…ma vi racconterò in un’altra occasione…

(a questo punto, l’esultanza in aula è indescrivibile: Becchetto, Brioscino e Bobby giocano a vola-vola-con-l’aletta-sola; le gabbianelle cantano in coro con le passerotte, che sono arrivate un po’ in ritardo, una vecchia canzone paperile adattata al gabbianesco, mentre i gattini battono il tempo, rumorosamente, ma perfettamente a ritmo, sulle due gobbe di Zum, che risuonano, chissà perché, come tamburi; i ragnetti di dondolano ampiamente, in una gara di altalena che appassiona le coccinelle; la Sig.ra Brutola, come una freccia, si precipita sul povero Lord e lo imbavaglia, legandogli anche le acculturate alette con una tovaglia di pizzo; lo spinge lontano dalla cattedra a suon di zampate nel sottocoda, alle quali Lord risponde con gemiti soffocati e sguardi supplicanti...

Sospinto Lord in un angolo dell’aula, la Sig.ra Brutola, con urla potentissime, riesce a richiamare all’ordine l’intera classe, a disporla in un semicerchio semi-ordinato, a zittire paperini, gabbianelle, gattini e coccinelle - i ragnetti, si sa, sono per natura molto silenziosi, e non c’è bisogno di zittirli: basta solo convincerli a stare fermi -, e a riportare un po’ di pace in aula; estratto un volume dell’Enciclopedia del papero perfetto, nel silenzio totale dei paperini e di tutti gli altri, dà lettura - con voce commossa, armoniosa e ben equilibrata - della voce Emily Paperson, scritta a suo tempo da Lord Paper, nei pochi mesi che intercorsero tra il suo sessantaquattresimo dottorato e la sua cinquantottesima laurea paperile, appunto, per l’Enciclopedia del papero perfetto:)

 

Dall’Enciclopedia del papero perfetto

Voce Emily Paperson

di Lord Paper

(legge la Sig.ra Brutola; e chi non sta attento, poveretto lui!)

Emily Paperson, papera di lago, illustre poetessa paperile, visse nella Zona dei Laghi Belli d’America un bel po’ di tempo fa: non al tempo degli aironi saggi, né all’epoca dell’impero anatrile, ma dopo, e dopo molto: prima della grande estate del papero cosmico, cioè, praticamente, è un’estate, questa, che deve ancora arrivare, e dunque anche noi siamo prima – dell’estate, intendo, quella grande del papero cosmico, quando tutti i paperi saranno nutriti con ottimi panini sul filo dell’acqua più calma e più limpida, e le anatre comprenderanno quanto è bello essere paperi, al punto che si faranno papere, si spera; almeno, così sta scritto in antichi libri paperili, ma con Emily Paperson non c’entra nulla, anche se è bello pensare all’estate del papero cosmico, quando veramente sarà fatta pace tra paperi e anatre, non con l’inanatrimento dei paperi, ma con la paperizzazione delle anatre; ma questo è un altro discorso. 

La Paperson viveva molto appartata, in un piccolo laghetto; e conversava a lungo con una papera all’asciutto, alla quale confidava i suoi pensieri paperosi e dalla quale ascoltava confidenze di paperella. La Paperson e la sua amica amavano il sogno e il gioco; amavano i tramonti e le nuvole nel cielo, che sono sempre diversi e continuamente cambiano, perché, diceva la Paperson, il cielo ha molta fantasia, e ci vuole bene: sa di essere visto, e non vuole sfigurare. 

La vita, però, non fu del tutto generosa con la Paperson: suo fratello sposò un’anatra, e la Paperson ne soffrì molto; egli, accidenti, tentò più volte l’esame di anatra, e lo passò anche, ma si sa come vanno queste cose: le anatre non amano chi si fa anatra, e dunque, il povero paperello inanantrito ebbe molto da penare, soprattutto con quell’anatra di sua moglie; cosa che, se avesse sposato una paperella, non gli sarebbe certo capitata. 

Il canneto era vasto, e si estendeva molto – in America, si sa, tutto è più grande, anche i laghetti e, di conseguenza, i canneti; la Paperson si ritirò in un angolo, quasi sola, vedendo pochissime altre papere; spesso, usciva a nuotare, sempre da sola, e spesso, invece, conversava con la sua amica dell’asciutto passeggiando sulle rive, o nuotando appena sottocosta. Nelle loro poesie, che sono molto simili, troviamo la natura del lago e intorno al lago: le api, i trifogli, il vento e le nuvole; e anche molte altre cose. Non c’è dubbio che l’ispirazione fosse della Paperson, e che la sua amica, celeberrima poetessa dell’asciutto, le sia di molto debitrice; ma a lei non dispiaceva di certo, e regalava alla sua amica idee, spunti, riflessioni; e altrettanti, forse, ne riceveva. 

Quale papero non legge le poesie paperesi di Emily Paperson? Quella, ad esempio, in cui ella chiede agli altri paperi, particolarmente ai tanti inanatriti, di giudicarla con tenerezza, cosa che un papero inanatrito, comunque, non sa fare neanche il giorno del suo compleanno né quando, di fatto, è molto allegro (cosa che comunque non accade mai perché le anatre non sanno rallegrarsi per niente al mondo); o l’altra, dove racconta del vento che venne a bussare al suo canneto come un ospite gentile, privo di zampe, che entrò nel pieno della notte facendo appena vibrare le canne e subito se ne andò, increspando l’acqua con dolcezza? 

Infinite sono le melodie paperili che hanno rivestito di musica i versi della Paperson; ella offrì la propria solitudine, e tutti i paperi del mondo le sono grati. Sopravvisse a un feroce attacco di anatre, che incendiò il suo canneto; fu triste per il fratello inanatrito, e per tante altre cose; ancor oggi, ella ci insegna a guardare il lago e a credere che tutto è buono, anatre a parte; e insomma, cosa aspettate ad andare a leggere le sue poesie paperesi? Siete ancora qua a sentire me?

(A questo punto, Lord è visibilmente commosso; la Sig.ra Brutola, commossa anch’ella, gli libera le sapienziali alette, gli toglie il bavaglio e lo abbraccia con trasporto, scusandosi per averlo imbavagliato e pedatato al sottocoda; tutti i paperini e i piccoli amici gli saltano festanti sulla coda, sulla groppa, sul becco e sulle istruite alette; Inutilio, facendosi largo tra i paperini in festa, gli strige l’aletta destra con entrambe le sue possenti alone, e si congratula a voce altissima, con vivo entusiasmo, scuotendo tutto il povero Lord che è, effettivamente, un po’ gracilino; e Lord piange calde lacrime, ringraziando gattini, paperini, ragnetti, gabbianelle, topolini, passerotte e coccinelle a destra e a manca, felice come non è mai stato).