Nelle foto Paper:
1. Comandino ferito attorniato dai paperini del Canneto
2. Le paperine prestano soccorso a Comandino
3. Espressione sofferente di Comandino
con il sottocoda straziato dalle beccate delle anatre.
Stavolta, Comandino l’ha combinata davvero grossa! Scappare dal canneto! Tutto solo, di notte! Ma si può? Dico: dal mio canneto?
Ebbene, sì: stanotte, cioè, poco fa, Comandino è scappato dal canneto. Con una bisaccia sulle spalle, dopo essersi annerito con il sughero bruciato il becchetto d’oro e il cappello luccicante, così da non riflettere la luce dei lampioni ed essere invisibile anche agli occhi più sapienti, è sgattaiolato fuori dal canneto quatto quatto, attraverso una porticina che aveva aperto a poco a poco nella porta blindata mimetizzandola benissimo con del cartone dipinto (chissà quanto ci ha messo, e chissà con quali sotterfugi!), si è precipitato giù dalle scale e via, eccolo all’aperto. Come avrà fatto a uscire dalla porta a vetri? Mah! Cose da matti!
L’airone di pattuglia me l’ha segnalato subito picchiettando ai vetri della camera con il potente becco, e ho fatto alzare immediatamente in volo due pattuglie di piccioni, con l’ordine, però, di seguirlo a distanza per evitargli, eventualmente, brutti incontri; e gli ho mandato dietro anche un drappello di gattini amici del canneto, per lo più ex-allievi della Scuola Grande, svegliati prontamente dall’airone, con lo stesso scopo: tenerlo d’occhio, e proteggerlo. Anche l’airone lo segue, e un altro gli ha dato il cambio sui tetti di Vicolo ****** (la sicurezza del canneto, si sa, è un’esigenza primaria, e non è bene allentare del tutto la sorveglianza, neanche per un’emergenza come questa); una gabbianella, gentilemente, fa da messaggera, e va avanti e indietro tra me, le pattuglie dei piccioni e il drappello dei gattini – così, sono sempre ben informato, un minuto dopo l’altro, della sua posizione e di ciò che sta facendo.
Uscito dall’androne - così mi mandano a dire i piccioni – ha percorso Traversa dei Fiori e poi Via dei Negozi, dirigendosi verso Largo all’Asciutto e Riva del Papero, con l’intenzione, probabilmente, di imbarcarsi in acqua sulla riva dell’Adige, sotto il Ponte delle Navi (che nella geografia dei Paperini è Ponte del Centro, o anche Ponte del Becchetto Antico ma Non Troppo, da non confondere con Ponte del Becchetto Antico e Basta, che è il Ponte romano, detto anche Ponte Pietra o Ponte della Pietra)...
ora, mi dice la gabbianella, è proprio in Largo all’Asciutto, ma… si rimpiatta dietro un angolo… sporge il buchetto brunito, che non luccica e quindi non si vede… trattiene il fiato… trema anche un pochettino, ma non è per il freddo… effettivamente, c’è freddo, perché siamo in dicembre, ma Comandino è coperto da un pullover caldo che gli ha comprato la Sig.ra ******* qualche tempo fa… perché trema, gabbianella? Cosa? Ma scherziamo? Sei sicura? Hai visto bene?
Da Riva del Papero, cioè da sotto il Ponte del Becchetto Antico ma Non Troppo, schiere di anatre salgono in fila indiana, ordinatamente, a passo di marcia, borbottando nel loro anatrese di fiume e riunendosi sul selciato di Largo all’Asciutto, affiancandosi, serrando le fila e trasformandosi in una falange anatrosa compatta che avanza minacciosamente; sul fianco, marciano gli ufficiali, che si distinguono per lo sguardo più fisso e più cattivo e per la muscolatura del becco particolarmente sviluppata; Comandino, dal suo nascondiglio, riesce a sentire quello che scandiscono con i becchi stretti, rabbiosamente; la truppa risponde con entusiasmo (anche se, da lontano, sembra solo un borbottio sinistro). Dicono così, tutti in coro:
Di Vicolo *****
Facciam mortadella
E anche:
Un canneto di meno
E il cielo è sereno
E poi:
Qualcosa non va
In questa città
Avanti con forza
Contro quella scamorza
Inutili e brutti
Becchiamoli tutti
Stupidi e tonti
Sempre son pronti
A vivere qua
Ma a noi non ci va
Quei paperi lì
Beccarli così
Beccarli e cacciarli
Lontano da qui
Da Vicolo ******
Ma con la stampella
Facciamoli a fette
Son più di sette
Noi ne facciamo
Gustose polpette
Accidenti, gabbianella! E’ un attacco di anatre contro il nostro Canneto!
Airone, ce la fai a planare e a mettere in salvo Comandino? Cosa vuol dire che no? Come? E’ in un angolo, e non hai spazio per la manovra? Neanche per una picchiata? Ma stai scherzando? Prova ancora, vedrai che ce la fai!
Gabbianella, avvisalo, che venga un poco allo scoperto – è vero che è un po’ pericoloso, ma le anatre sono ancora abbastanza lontane e così l’airone lo può recuperare al volo!
Piccioni, fate qualcosa! E voi, gattini, venire via e chiamate i vostri papà dai tetti! Presto!
Cosa fai, Comandino? Sta’ nascosto, almeno!
Come, Gabbianella? Eccolo che risale Via dei Negozi, e poi Traversa dei Fiori… ma… l’hanno visto! Una pattuglia di anatre celeri lo insegue! Corri, Comandino!
Airone, ce la fai a recuperalo? Come, no? Corre sotto le macchine per essere visto meno? Ma se l’hanno già visto! Dai, Comandino, su, corri! Tu, airone, tieniti pronto…
E’ all’angolo di Traversa dei Fiori, ma le anatre gli sono quasi addosso! Fa lo slalom tra i tombini e sale sul marciapiede, corre alla porta a vetri, la oltrepassa, non fa a tempo a chiudere, le anatre lo tallonano ormai da vicino, sente i becchi che si chiudono di scatto a pochi millimetri dalla sua coda e le grida isteriche anatrose che lo minacciano e lo insultano, sale le scale di corsa con le anatre dietro, arriva davanti alla porta blindata del canneto, io lo osservo dallo spioncino e sto pronto ad aprirgli, ma...
“Paper, non aprire!” mi grida “Non aprire, assolutamente!”
si infila con il becco nella porticina dalla quale era scappato, e resta incastrato: il becco di qua e il sottocoda di là…
le anatre gli sono addosso, dall’altra parte della porta: si sentono i colpi di becco, le grida di esultanza, e io vedo il suo becchetto stravolto dal dolore.
“Non aprire” mi dice mentre cerca di trattenere i singhiozzi “questo è l’unico punto debole del canneto, l’unica porta che non si può chiudere… come sono stato stupido, l’ho fatta io… ma resisto, lo so che hai chiamato i gatti… resisto… se mi tiri dentro, entrano anche le anatre, e poi tutte le altre, e i gatti sono ancora sui tetti…”
Mentre parla così, un miagolio improvviso e un gridare d’anatre orrendo si leva nelle scale: non solo sono arrivate già molte altre anatre, e stanno tentando l’entrata straziando a beccate il sottocoda del povero Comandino, ma le prime pattuglie dei gatti si gettano su di loro con decisione, e le anatre cominciano a indietreggiare: la battaglia, sulle scale, è furibonda. All’aperto, intanto, aironi e piccioni bersagliano di beccate le anatre che sopraggiungono, mentre altri gatti scendono dai tetti lungo le grondaie per prendere parte al combattimento.
“Ci sono i gatti, Comandino…” gli dico “adesso ti tiro dentro, dammi le alette…”
“No” mi dice, “devo essere sicuro, prima… oh, speriamo, questa porta l’ho fatta io… come sono stato stupido… non si può chiudere…”
Passa qualche minuto, e nelle scale comincia a tornare il silenzio – i gatti inseguono le anatre all’aperto, e il clamore va già verso Riva del Papero.
“Ora basta, Comandino, dammi le alette… su, così… eccoti dentro… presto, l’infermeria…"
Prendo Comandino, che soffre terribilmente, e lo adagio a pancia in giù su un comodo cuscino che la Sig.ra ****** ha preparato nel cesto delle mele; il sottocoda, in effetti, è in pessime condizioni, sempre ammesso che di sottocoda si possa ancora parlare.
“Come sono stato stupido…”, continua a dire, “stupido…”
Ma…
…tutti i paperini gli sono intorno, lo baciano sul becchetto dorato, lo abbracciano, lo ringraziano e lo acclamano come un eroe, mentre le paperine gli infilano nel becchetto una cannuccia da cui scorre il miele buono che piace a lui, e gli spalmano su ciò che resta della coda delle ottime pomatine paperili, appositamente preparate, che alleviano il dolore delle beccate ricevute; tutti gli accarezzano il capino, tutti gli stringono le alette.
Entrano il comandante dei gatti, l’airone di pattuglia e il capo dello stormo dei piccioni a complimentarsi per la sua azione coraggiosa, mentre dalle finestre le gabbianelle lo applaudono battendo i becchi contro il vetro, i ragnetti lo salutano oscillando dal davanzale di fronte, le lumachine scrivono un saluto sul muro con la loro scia scintillante, le coccinelle saltellano sulla groppa delle cavallette, e…
…nella stanza si sparge un profumo intensissimo di rose, e una nebbiolina leggera, che diventa a poco a poco una luce soffusa, si diffonde nella stanza: tutti i paperi sanno che cosa significhi, e tutti se ne rallegrano; si diffonde una voce per la stanza, ammirata e felice: “la Fata del Lago… la Fata del Lago…”
E’ lei, infatti, e sorride a tutti i paperini e alle paperine, all’airone, ai piccioni, al comandante dei gatti, ai ragnetti, alle coccinelle, alle lumachine e alle gabbianelle; ma soprattutto, sorride a Comandino (non si può descrivere la Fata del Lago: anche confrontando molte testimonianze, ognuno la ricorda in un modo diverso, e ognuno sembra descrivere una Fata diversa. Le possibilità sono tante: o la Fata del Lago appare a ciascuno come la cosa più bella che egli conosca; oppure, la Fata del Lago è in realtà una miriade di Fate del Lago, una per ogni paperino; oppure, ancora, la Fata del Lago è più bella di ogni possibilità di descrizione, e nessuno sa descriverla come dovrebbe; ma non ha importanza):
“Comandino” dice la sua voce melodiosa, che sembra il fruscio delle canne sulla riva del lago nelle notti serene, quando la brezza è un soffio e la luna piena rischiara l’acqua che appena si increspa “Comandino caro, oggi hai meritato la gioia… hai offerto il sottocoda ai becchi delle anatre per il tuo canneto, da vero eroico paperino… ora dormi, Comandino: domani, e quando ti sveglierai, sarai grande e bello e lucente, tutto argentato come la luce della luna, e tutto il lago sarà in festa per il nuovo Capocanneto di Garda Est: Comandino il Saggio, che domani prenderà possesso del suo canneto, e lo governerà saggiamente per tanti e tanti anni…”
Comandino vuole dire mille cose, e mille altre si agitano nel suo piccolo cuoricino di papero – ma già dorme, felice, con la codina all’aria.