giovedì 17 aprile 2008

24. PICCIONLO E IL GENIO NELL'OVETTO




Nelle foto Paper:
2. Piccìonlo con Comandino il Saggio (sono molto amici)
1. Pìccionlo, fondatore del nostro Canneto


Da poco, mi ero fidanzato con la sig.ra ***** - o meglio, le avevo chiesto se voleva sposarmi, ma lei sostanzialmente non era molto decisa, cioè, adesso dice che era sorpresa e stupìta e trasognata ecc. ecc., ma in sostanza mi ha fatto aspettare 15 giorni (15!!!) senza neanche una telefonata. Poi, sua sorella le ha detto che uno come me, cioè un papero di lago, era perfetto per una come lei, cioè una papera di lago, e che insomma cosa aveva da pensarci su? Dove lo trovava un altro papero di lago, futuro capo-canneto, che potesse capirla come me? E poi, io sono un papero abbastanza divertente, e scrivo delle belle storie paperili; non sarò bellissimo, ma sono tanto; sono sempre stato poverello, ma a queste cose la sig.ra ***** non ha mai badato.

Insomma, un giorno vado al vivaio che si chiama Fior di Valle (e che la sig.ra ***** ha sempre chiamato Valle Verde, perché lei coi nomi proprio non ci va d'accordo...), per prenderle qualche rosellina rossa; la primavera aveva imbiancato tutta la vallata dei ciliegi, dove ancora abitavo in un canneto solitario, e le rondini mi indicavano esattamente la strada con rapidi caroselli appena al di sopra del cofano della mia macchina, e mi dicevano anche che, se mi sbrigavo, l'avrei trovata in casa.

Alla Valle Verde ci sono fiori e piante, e anche la casa di Babbo Natale aperta chissà perché tutto l'anno, con gnomi e nani, miniera, musichetta, binario e carrello del carbone, ecc. ecc. Sento una voce che mi chiama per nome, mi guardo intorno, e... in un mazzo di fiori freschi già pronto, un po' troppo campagnolo per i miei gusti ma non troppo costoso, vedo un paperino. Mi guarda col becco all'insù, e con le alette regge un nido, e nel nido c'è un ovetto.

"Ciao", gli dico.
"Ciao", mi dice. "Mi liberi?", aggiunge. "Sono almeno 15 giorni che ti aspetto... certo che la sig.ra ***** potrebbe anche decidersi, accidenti..."
"Avrà i suoi motivi...", dico con poca convinzione.
"Ci penso io", risponde. "Tu portami da lei".
"Vabbè", gli dico.

Pago il riscatto alla cassiera, e compro ovviamente il mazzo di fiori: le anatre, si sa, oltre che astute sono anche tirchie e avide, e le pensano tutte pur di arricchirsi.

Arrivato dalla sig.ra *****, che gradisce molto i fiori anche se mi guarda con una certa aria tra lo stupìto e lo spaventato - in effetti, uno che ti vuole sposare provoca sicuramente una certa preoccupazione... - il paperino esce allo scoperto, e sussurra qualcosa all'orecchio della sig.ra *****. Lei sorride, mi guarda, si gira e va in cucina. Io penso: "Ma cos'hanno da confabulare questi due?"

Torna con in mano uno strofinaccio bianco, candidissimo, di quelli che lei usa per pulire l'argento, e si mette a strofinare l'ovetto, mentre il paperino fa segno di approvare con il becco.
"Così, Pìccionlo?", gli chiede la sig.ra ***** con la sua voce incredibile: ha mille sfumature, mille timbri, e io l'ho sempre amata.
Pìccionlo fa segno di sì...

Dall'ovetto, come per magia, esce una nuvoletta bianca, che si innalza nella stanza, a mezz'aria, e prende la forma... di un papero d'oriente! Ma proprio d'oriente, con babbucce, turbante, pantaloni di seta svolazzante e tutto! Un papero vaporoso, fluttuante, che fa un inchino gentilissimo alla sig.ra *****, un saluto a me, e strizza l'occhiolino a Picciolo.

Il genio nell'ovetto! Ne parlano antiche leggende paperili, e tutti i paperini ne hanno ascoltato le storie meravigliose alla Scuola Grande del Canneto e nelle voci dei Cantastorie paperili di ogni tempo!

In men che non si dica, le finestre si aprirono, la casa brillò di luce primaverile, i mobili di legno antico l'accolsero con gioia, le tende fremettero di piacere, e il profumo dei ciliegi entrò vivace e penetrante, mentre le fronde dell'abete grande si piegarono verso il balcone oscillando e mormorando; le vigne e le erbe, i gelsi e i castagni, assieme alle rondini, a tutti i passeri della collina e a un coro di piccioni che si era ordinatamente posato sul davanzale, a un segnale di Piccionlo si misero a cantare la marcia nuziale di Mendelssohn.

Inutile dire come finì: la sig.ra ***** acconsentì a sposarmi, e ci sposammo poco dopo. Pìccionlo vola spesso nella nostra casa, dove è venuto ad abitare, felice di ritrovarci ancora insieme. In un certo senso, è il fondatore del nostro canneto.

Il genio nell'ovetto, per lo più, fa capolino ogni tanto, ma ogni volta le finestre si aprono, passeri e piccioni cantano, l'abete si curva verso la casa anche se adesso abitiamo da un'altra parte, e ci manda il suo profumo assieme a quello dei fiori di ciliegio della valle ormai lontana. Ho provato qualche volta a fotografarlo, ma è impossibile: sulla foto esce solo una nuvoletta bianca.

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