martedì 25 marzo 2008

13. CÒNTOLO SOLDINI - L'ARITMETICA PAPERILE E LA MONETA DEL CANNETO (IL BECCHETTO FELICE)


Nella foto Paper: Còntolo Soldini esercita le sue funzioni

 sotto lo sguardo perplesso di Paperello d'Assisi.

Tiene i conti di casa, e si sente molto importante; è l’unico che abbia un cognome suo, e deve autorizzare le spese che io e la sig.ra ***** facciamo ogni giorno. 

Viene spesso in viaggio con noi, e sa anche guidare la macchina (cioè, gliel’ho fatto credere, ma lui non deve sapere che non è vero: altrimenti, se non gli avessi promesso che l’avrei fatto guidare, non ci avrebbe autorizzati ad andare in vacanza in Francia, cioè all’estero, in una città che si chiama Nizza, dove abbiamo speso, di fatto, molti soldi: un po’ troppi, in realtà, per le nostre tasche; ma noi ci siamo andati lo stesso). 

La nostra macchina è rossa fiammante, e per Còntolo si guida così: stendendosi sul cruscotto, al centro, in mododa avere la strada a portata di becco e la visuale libera, alzando e abbassando la coda si comanda la velocità; con le alette, sempre alzandole e abbassandole, si dirige l’auto a destra o a sinistra. Non è difficile, e Còntolo ha imparato subito.

L'aritmetica del Canneto è un po' particolare, e Còntolo Soldini ha molto lavoro.

L’unità paperile è il filo d’erba. Due fili d’erba fanno una fogliolina di ruta. Tre fili d’erba, cioè un filo d’erba e una fogliolina di ruta, fanno una foglia di menta. Quattro fili d’erba, cioè un filo d’erba e una foglia di menta, o anche due foglie di ruta, o anche una foglia di ruta e due fili d’erba, fanno una foglia di parietaria, e via così. La più alta unità di misura è la canna palustre; si utilizzano molto le foglie di gelso, i mirtilli, i lamponi, le bacche (ma solo d’inverno, quando ci sono; d’estate, al loro posto si utilizzano le margherite), i rametti d’ulivo, le foglie di begonia, i petali di ciliegio (quando ci sono) e tante altre cose. Effettivamente, non è che sia del tutto semplice.

Per contare le cose cattive, poi, si utilizza una numerazione a parte: le cose cattive si contano in foglie d’ortica, spine, rovi, resina appiccicosa, aculei di riccio, foglie di cardo, ricci di castagna. Si fa così con le cose da anatra che un paperino non deve assolutamente avere: petardi, coltellini, fiammiferi, giornalini brutti, sigarette, oggetti con gli spigoli.

La moneta del canneto si chiama: IL BECCHETTO FELICE. Se non ci fosse da contare, sarebbe facilissima da usare: dipende da chi la utilizza. Ad esempio, quando fa la spesa Gongolo, si sa che spende moltissimi becchetti felici, perché è sempre contento e sorride a tutti; quando la fa Frittolo, che ha sempre il becco lungo, invece, non spende quasi nulla.

A pensarci… ora capisco perché Contolo passa la giornata chino sul pallottoliere, con la lingua penzolante dall’angolo del becchetto e le piumette delle fronte tutte sudate! Per tenere la contabilità del canneto, non solo deve trasformare le cifre decimali dell’asciutto in fili d’erba, foglie di ruta, foglie di menta, foglie di parietaria, foglie di gelso, mirtilli, lamponi, foglie di edera, foglie di ortensia o di lagestroenia, petali di bucaneve, steli di rosa ecc., ma deve anche trasformare gli euro in becchetti felici: e chi può sapere quant’era felice chi mi ha dato i soldini? O quanto lo ero io quando li ho spesi? 

Ad esempio, io faccio il maestro di canneto: c’è da chiedersi, innanzitutto, se insegno anche ad anatrini o solo a paperi; e poi, bisognerebbe sapere se i miei paperini questo mese sono stati contenti, e quanto; e se sono stato contento anch’io, e quanto; e che cosa esattamente ha reso contenti loro e me; e quanto peso ha nel mio stipendio la contentezza dei paperini rispetto alla scontentezza degli anatrini; insomma, non è facile. 

Contolo, per trasformare il mio stipendio in becchetti felici, deve fare operazioni estremamente complesse, sulla base di difficili statistiche e di complicatissimi calcoli di probabilità. 

E poi, c’è da dire, ad esempio: quando mi sono fermato a mangiare in una pizzeria, qualche tempo fa, e ho ordinato un’insalata, e il conto era salatissimo anche se l’insalata, oggettivamente, faceva schifo, la cifra in euro, che era abbastanza alta e del tutto sproporzionata rispetto al valore di un’insalata cattiva, corrisponde a una piccolissima frazione di becchetto felice; infatti, non ero stato affatto contento, se non per il fatto che il locale era vuoto e la radio era spenta, e a me piace stare un po’ in pace quando mangio, soprattutto in una giornata di lavoro lunga lunga; in becchetti felici, praticamente, ho speso proprio poco. Invece, quando sono andato a farmi gli occhiali nuovi - che li ho presi proprio volentieri, di un bel colore rossiccio identico a quello della mia barba e che sul viso mi stanno benissimo, ed era ora, perché con quelli che avevo prima non ci vedevo praticamente più neanche da qui a lì - li ho spesi proprio volentieri i soldi: in euro sono davvero molti per le tasche di un maestro di canneto, ma in becchetti felici sono molti, molti di più. 

E quando compro un regalino per la Sig.ra *****, che mi godo un sacco a comprarlo e che anche a lei piace moltissimo, praticamente prosciugo il salvadanaio dei becchetti felici. 

Però, c’è da dire che, in becchetti felici, più si spende e meglio si sta; non solo: più si spende, e più becchetti felici si hanno in conto corrente. E’ per questo che Contolo non ci si raccapezza: gli euro, più ne spendi e meno ne hai; i becchetti felici, invece…

Ma accidenti, Contolo, ma cosa ti importa di trasformare il mio stipendio in becchetti felici? Che senso ha tutta questa faticaccia? Tanto, in fondo al mese ci si arriva uguale! Cosa vuol dire che è una questione di principio? Mah! Fai pure, ma fermati qualche volta, almeno quando sei stanco… me lo prometti, eh?

Nessun commento: