domenica 23 marzo 2008

7. LA SCUOLA GRANDE DEL CANNETO




Nelle foto Paper:

1. e 2. Scene di vita scolastica

nella Scuola Grande del Canneto.

3. Il Canneto Garda Est

(del quale il mio è una Delegazione di Sotto-Canneto)


In ogni Canneto, quali che siano le sue dimensioni, funziona una Scuola Grande per i paperini: la chiamiamo Grande non perché lo sia, in realtà, ma perché è una cosa bella andare a scuola, ed è un bene che i paperini ci possano andare.

Chissà, tante cose possono accadere: una mareggiata può distruggere un canneto di estuario, e così i paperi di mare e di fiume devono migrare verso un lago; o un attacco di anatre devasta un canneto di lago, e bisogna ripiegare verso un fiume. Oppure, un’onda più alta delle altre porta via la paperina che ami, e tu la vedi ormai al largo, contro la sua volontà, sfinita, e sai che non potrà tornare più; oh, tante cose possono capitare! Qualunque cosa accada, un giorno dopo l’altro, stagione dopo stagione, da un lago a un fiume o da un canneto a un altro, la nostra lingua e la nostra poesia paperese, il nostro canto paperile - così bello e dolce, quasi triste, molto allegro a volte, ma più spesso malinconico, fatto di lontananze e onde, di spuma di lago e di fiume, di un oscillare leggero di cime di canna lacustre - ecco, questa è la nostra patria.

Abbiamo una casa, nel folto di un canneto, perché abbiamo una lingua e una poesia, perché abbiamo una storia: e possiamo riconoscerci l’uno con l’altro. Per questo la Scuola del Canneto è detta Grande.

Non solo: la Scuola Grande del canneto è aperta a tutti gli animaletti del lago, del fiume e dell’asciutto, e la frequentano rondini e tordi, merli, piccioni, passeri e capinere, pettirossi, calabroni e api ronzanti (loro sì, hanno qualche difficoltà col paperese), gattini da latte, cavallette e coccinelle.

Una Maestra di Canneto ha sempre un gran daffare: tutti, però, si sentono a casa durante le sue lezioni. La storia dei paperini è la storia di tutti, solo un po’ più dolorosa, o dolorosa in modo più evidente, più aperto; e la gioia dei paperini è una gioia che tutti capiscono, e che in tutti trova risposta con una gioia uguale – avere cuccioli, abitare, andare, salutarsi, capirsi: tutti gli animali di lago, di fiume e dell’asciutto comprendono perfettamente tutto ciò, e vivono le stesse cose.

Le storie paperesi, perciò, hanno un effetto particolare su chiunque le ascolti: aiutano ciascuno ad apprezzare il proprio nido e la propria forma, e ad accettare la propria sorte, quale che sia.

Una storia paperese rasserena e acquieta: ti riporta a casa. Quando si è vivi nella propria vita, si può davvero viverla bene.

L’educazione di un paperino non è una cosa semplice: ci vogliono almeno tre anni di corso, più una vita di esperienza. In genere, le materie del primo anno sono:

LINGUA E POESIA PAPERESE

Ne abbiamo già parlato, ma ci torneremo sopra. Ci vuole un discorso a parte, e dunque ne parliamo assieme a Bontà di paperino e a Povertà e pazienza: infatti, sono materie strettamente legate l’una all’altra.


MIMETISMO ANTI-ANATRA

E’ il primo grado della costante strategia anti-anatra: se l’anatra non ti vede, non ti becca – e dunque, se puoi, non ti far vedere. Se vuoi salvarti il sotto-coda, intendo. Ne riparleremo.

GEOGRAFIA DEL LAGO E DEL CANNETO

E’ importante la conoscenza degli altri canneti, a partire dal proprio lago: l’educazione dei paperini cura moltissimo questo aspetto.

Così, accogliendo paperi di altri canneti, chiunque ha qualcosa di cui parlare: a chi arriva, in genere, fa piacere constatare che il proprio canneto è conosciuto anche là dove è appena arrivato. Ciò può dare molta consolazione.

Ma anche per chi arriva, poter mostrare di conoscere già il canneto a cui è giunto, almeno di fama, può essere un buon modo per dimostrarsi amico fin dal primo istante.

Inoltre, così si evitano figuracce (ogni canneto ha usi e costumi tutti suoi, benché compatibili con quelli degli altri) e ci si ambienta prima.

Ma anche per un papero che vivesse in un canneto tranquillo, com’è questo di ********, si tratta di conoscenze importanti: il mondo è grande, e i laghi e i fiumi sono molti; ogni canneto ha una propria storia, una propria sensibilità, un proprio modo di vedere le cose e di vivere la vita di ogni giorno – e c’è sempre da imparare.

CANTO PAPERILE

La sera, mentre la brezza dell’estate muove le cime delle canne lacustri – come sono belli i canneti in riva al lago! Folti e accoglienti, sicuri, alti e slanciati sulle rive dell’acqua che li raddoppiano in altezza, specchiandoli: la poesia paperese è piena dei loro elogi – la sera, dicevo, mentre la brezza soffia leggera e fa vibrare le canne lacustri, armoniosamente, sommessamente, si leva in accordo perfetto la dolcezza del canto paperile.

Non si può spiegare a parole: si può dire soltanto che il canto accompagna la vita del paperino, e gli dà coraggio ogni volta che serve. Gli dà anche allegria mentre esce a cercare del cibo, o mentre nuota tranquillo con un amico di sempre, senza una meta; e ravviva le conversazioni tra i paperini, che finiscono spesso in un canto a due voci o anche di più.

Non è difficile ascoltarlo: segue, in genere, l’intensità e il ritmo del vento, e si accorda nel tono al tremolio delle canne. Per questo, cambia più in rapporto alla stagione che altro: più quieto d’estate, quando il lago non è più mobile di un prato all’inglese; più teso e ritmato d’inverno, quando il lago è agitato dal vento del nord, e tutto il canneto è nel freddo. La brina che si forma sulle canne, nei giorni più rigidi dell’anno, non spegne il canto paperile: anzi, lo rende più puro. Così risuona un cristallo quando incontra un altro cristallo: tintinna, e rintocca a lungo, acuto, nell’aria. Incanta a sentire.

STORIA DEL CANNETO

Di solito, un paperino ancora piccolo non riesce a credere alla cattiveria delle anatre: gli sembra insensata e impossibile, ed è per questo che in Storia del Canneto vanno tutti male, al primo anno. Assalti di anatre, anatre in caccia… tutto questo li lascia perplessi.

La Storia del Canneto, però, è fatta di ben altro: paperi eccellenti, azioni generose, canneti fiorenti e non solo: crisi di paperi, anche: difficoltà nel mutare la vita – ogni giorno, si sa, si deve scegliere il bene. Perché i paperini, sapete, sono molto imperfetti.

Forse, anche per le anatre è questione di scelte ripetute, di errori – ma su questo, è Lord che riflette, e da tempo immemorabile, come già altri paperi prima di lui: e Lord, prima o poi, ci dirà che cosa ha pensato.

DISCIPLINA DEL CIBO

Ne riparleremo.

GIOCO CON ALTRI PAPERINI

Fondamentale: chi non gioca in compagnia, o è un’anatra o è una spia. Lo sanno tutti!

La predisposizione al gioco è un tratto fondamentale per riconoscere un papero. Per giocare in compagnia, sono necessari:

- senso dell’umorismo;

- gioia di stare con gli altri;

- generosità;

- stima del prossimo;

- disponibilità a ridere di sé;

- capacità di perdere senza sentirsi umiliati;

- capacità di vincere senza umiliare nessuno (per questo, i paperini preferiscono giocare a coppia o in squadra, e non fanno quasi mai giochi competitivi: nessuno vince e nessuno perde, anche se c’è chi fa meglio e chi fa peggio: ma tutti si divertono un sacco, e ciascuno contribuisce alla buona riuscita del gioco);

- senso del divertimento altrui e del proprio;

- leggerezza e decisione (non so perché, ma nel manuale del papero sta scritto esattamente così. Forse è perché bisogna essere decisi per poter essere proprio leggeri: penso agli atleti degli sport all’asciutto, alle ragazze che danzano a tempo, ai pattinatori, ai ginnasti sulle parallele o nel corpo libero; e al nuoto sincronizzato. E’ difficile che il manuale del papero dica sciocchezze).

Le anatre, invece, non giocano mai. Non hanno nulla di tutto ciò che servirebbe a giocare; in particolare, non hanno il senso dell’umorismo. E se manca quello…

I paperini, comunque, giocano tra loro per tutta la vita. Anche io e la Sig.ra ***** lo facciamo.


NUOTO ORDINATO E DIVERTENTE

E’ una variante del Gioco con altri paperini, e lo si può vedere bene all’inizio della primavera, quando, sull’acqua tranquilla, si vedono file ordinate di paperini che nuotano sottocosta seguendo la mamma, o la maestra (chi sta all’asciutto fa un po’ fatica a distinguere).

FANTASIA PAPERILE

Ne riparleremo.

BONTA’ DI PAPERINO - POVERTA’ E PAZIENZA – LINGUA E POESIA PAPERESE

Di queste tre materie vorrei parlare assieme: meritano un chiarimento immediato e radicale, altrimenti si rischia di fraintendere del tutto l’animo dei paperi.

Ma è decisamente meglio che ne parliamo nel capitolo seguente.

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